Piazza Aurelio Saffi
Ai tempi del forum romano, la Piazza Aurelio Saffi era solo
un largo spazio ai confini della centuriazione, lungo la via Emilia
verso Rimini. Diventa, come è tutt'oggi, luogo centrale della città
nel Medioevo, col nome di Campo dell'Abate (il riferimento è all'Abbazia
di San Mercuriale, di cui sotto) e poi di Piazza Maggiore. Dopo
l'unificazione d'Italia, viene dedicata a Vittorio Emanuele II.
Al termine della seconda guerra mondiale, durante la permanenza
delle truppe anglo-americane a Forlì (successiva alla liberazione
della città dai nazi-fascisti), la piazza è ribattezzata St. Andrew's
Square ("piazza di S. Andrea").
Con l'avvento della repubblica, viene intitolata al mazziniano forlivese
Aurelio Saffi, celebrato da un apposito monumento, posto al centro
della piazza, in sostituzione della precedente colonna della Madonna
del Fuoco (spostata in Piazza del Duomo). Il risultato è una piazza
che Antonio Paolucci ha definito "uno scenario metafisico alla Giorgio
De Chirico". Sul lato a ovest sorge la , Residenza comunale un tempo
palazzo degli Ordelaffi, già signori della città; l'edificio è stato
notevolmente rimaneggiato nei secoli, la facciata odierna risale
ai primi anni dell'Ottocento. Sono notevoli gli affreschi interni.
Sul lato opposto, a nord-est, sorge l'Abbazia di San Mercuriale,
il simbolo stesso della città: chiesa di architettura romanica,
in mattoni, costruita sul primo luogo di culto cristiano a Forlì;
il campanile è famoso per essere uno dei più alti d'Italia, in stile
romanico: la stessa foto qui a fianco dà già un'idea dell'altezza
di questo campanile, che, nel XIII secolo, era descritto come una
delle meraviglie del Regno d'Italia.
Il chiostro fu aperto al passaggio pubblico durante il Ventennio,
quando architetti e urbanisti del regime fascista ridisegnarono
ampie parti della città e della piazza stessa.
-L'intervento urbanistico degli anni del regime fascista fu piuttosto
significativo, in città: per quanto riguarda Piazza Saffi, si può
notare nelle costruzioni, verso nord, del Palazzo delle Poste e
del Palazzo degli Uffici Statali, all'angolo, quest'ultimo, tra
Via delle Torri e Corso Mazzini.
-Sul versante sud, sorgono altre due pregevoli palazzine rinascimentali:
il palazzo del Podestà e l'adiacente palazzo Albertini.
Piazza del Duomo e Piazza Ordelaffi
-Piazza del Duomo/Piazza Ordelaffi: i due spiazzi contigui sono
sovrastati dalla fabbrica del Duomo, già chiesa di S.Croce, la cattedrale
cittadina.
-A nord di piazza Ordelaffi si trova l'imponente palazzo Paolucci-Piazza
o Paulucci-Piazza, dal nome delle due antiche famiglie nobiliari
già sue proprietarie, ora sede della Prefettura: si tratta di un
palazzo del XVII secolo costruito in modo da ricordare il Palazzo
del Laterano e il Palazzo farnese, a Roma.
-Al centro di piazza del Duomo si erge la colonna votiva della Madonna
del Fuoco, protettrice della città; fu eretta originariamente in
piazza Saffi, da dove fu spostata alla fine dell'Ottocento per lasciar
posto al monumento commemorativo del patriota forlivese Aurelio
Saffi.
Corso della Repubblica
Il Corso della Repubblica, forse la principale strada cittadina,
costituisce il ramo della via Emilia verso est interno al centro
storico. E' la spina dorsale del rione chiamato tradizionalmente
"Borgo Cotogni" per un antico insediamento dei Goti (da "Gotogni")
che ivi si erano stanziati nel V secolo. Appare come un lungo rettilineo
di aspetto moderno, al termine del quale si scorge l'obelisco del
monumento ai caduti di piazzale della Vittoria. Vi sorge la barocca
chiesa di Santa Lucia, protettrice della vista e festeggiata il
13 dicembre.
-Vi si affacciano anche la biblioteca e la sede dei principali musei
comunali, compresa la pinacoteca nell'imponente palazzo Merenda,
già sede dell'antico ospedale cittadino.
Forse l'unico complesso realizzato a Forlì da un maestro internazionale
dell'architettura è L'Hotel della Città e de la Ville con il Centro
Studi Fondazione Livio e Maria Garzanti. E' opera dell'architetto
milanese Giò Ponti su incarico di Aldo Garzanti. Progettato nel
1953 e terminato nel 1957 è, con i suoi spioventi invertiti, le
finestre esagonali, gli spazi aperti ed il respiro fra i corpi,
un'icona degli anni '50.
Corso Giuseppe Mazzini
Questo corso, via di porticati e negozi, congiunge piazza Saffi
con la via Ravegnana (per Ravenna), verso nord, dove un tempo sorgeva
la Porta di San Pietro.
L'antica chiesa, ora scomparsa, di San Pietro in Scottis, rifugio
per pellegrini scozzesi, dà nome al rione "San Pietro".
-Appena imboccato il Corso, provenendo da Piazza Saffi, si trova,
in una via a sinistra, la Torre Numai, ricordo di un'antica famiglia
nobiliare.
-Importante è la chiesa del Carmine, che ospita il convento dei
carmelitani: l'ingresso presenta un pregevole fregio in marmo d'Istria,
in origine abbellimento dell'entrata del Duomo.
Corso Giuseppe Garibaldi
Si tratta del corso più lungo, che da piazza Saffi arriva
a Porta Schiavonia e costituisce la parte di via Emilia verso ovest,
cioè verso Faenza e Bologna, attraversando la zona più antica della
città, dove notevoli palazzi signorili si sono conservati fino a
oggi. È la strada più antica della città, attorno alla quale Forlì
ha cominciato a svilupparsi. Il nome "Schiavonia", ampliato tutt'ora
all'intero rione, deriva dal ricordo degli schiavi forlivesi deportati
in Spagna dal barbaro Alarico e liberati dal vescovo Mercuriale.
Per magnificare l'epopea risorgimentale, su proposta dell'onorevole
forlivese Tito Pasqui, il corso fu poi dedicato a Giuseppe Garibaldi.
Il Monte di Pietà (cinquecentesco)
-Il palazzo Albicini
-Il palazzo Gaddi, con notevoli affreschi di Felice Giani (sede
di alcuni musei comunali: etnografico e del teatro)
-Il palazzo Reggiani.
-All'altezza di piazza Melozzo, in corrispondenza della chiesa,
già cattedrale, della SS.Trinità - dove sono conservati, oltre all'antica
cattedra di S. Mercuriale, i resti del pittore forlivese -, sono
state trovate le testimonianze del centro romano: lì sorgeva l'incrocio
fra cardum e decumanum maximum.
-Al termine
del corso si arriva a Porta Schiavonia, unico dei quattro ingressi
rimasti in piedi: le altre barriere, insieme alle mura medievali,
sono state demolite nel 1905 (o bombardate nel '44)per permettere
lo sviluppo della rete stradale e la costruzione dei viali di circonvallazione
del centro storico; l'aspetto attuale della porta risale al Settecento.
Corso Armando Diaz
Questo corso porta da piazza Saffi al piazzale di Porta Ravaldino
(porta non più esistente), e al viale dell'Appennino che, verso
sud, collega la città a Predappio e Castrocaro Terme, dirigendosi
poi a Firenze. E' l'asse portante del rione "Ravaldino", nome di
origine incerta, ma noto fin dal Medioevo. Esiste, nelle prime colline
forlivesi, anche una località chiamata "Ravaldino in Monte".
-Vicino al centro sorge il palazzo Orsi Mangelli, ora sede centrale
del polo universitario decentrato dell'ateneo di Bologna
-Sempre all'inizio del Corso, si trova il teatro comunale intitolato
al drammaturgo forlivese Diego Fabbri.
-Più avanti, si trova l'interessante chiesa di S. Antonio Abate
in Ravaldino, degli inzi del XVIII secolo, che ospita, tra altri
bei dipinti e statue lignee, una Visitazione di Marco Palmezzano;
si segnala anche un organo di Alessio Verati.
-Il tratto finale affianca la possente Rocca di Ravaldino, cittadella
centrale nel sistema difensivo delle mura medievali già ai tempi
degli Ordelaffi e centro di governo, in particolare sotto Caterina
Sforza: la Rocca fu il principale teatro dello scontro con le truppe
francesi e pontificie di Cesare Borgia.